“Le spese eccessive personali o per la famiglia compiute da un amministratore di una società di capitali possono integrare il delitto di bancarotta fraudolenta per distrazione e non quello di bancarotta semplice, in quanto la fattispecie di cui all’art. 217, comma primo, n. 1, legge fall. è da ritenersi applicabile al solo imprenditore individuale. (Annulla in parte con rinvio, CORTE APPELLO ANCONA, 16/05/2016)”.

Cass. pen. Sez. V Sent., 30/10/2019, n. 51242 (rv. 278388-01)

Reato: artt. 216 e 223, L. Fall.  (Regio Decreto 16 marzo 1942, n. 267), in seguito riscritta dal D.Lgs. 9 gennaio 2006, n. 5

Condotta illecita: Tizio, nella sua qualità di legale rappresentante della società X , veniva imputato del delitto di bancarotta fraudolenta patrimoniale, in relazione alla distrazione di giacenze di cassa per un ammontare di Euro 00,00 e del corrispettivo della vendita di due autoveicoli aziendali, di pertinenza della “X Srl.”; dichiarata fallita in data 0000, nonché per il delitto di omessa tenuta delle scritture obbligatorie della stessa società, a far data dall’esercizio dall’anno 0000.

E’ interessante segnalare che la Suprema Corte ha valorizzato l’applicazione del delitto di bancarotta fraudolenta in favore di quella semplice di cui all’art. 217, comma 1, n. 1 L.F., poiché la predetta norma si riferisce al solo imprenditore individuale ed è integrata soltanto in presenza di “quelle spese personali o per la famiglia che, pur essendo razionali e più o meno connesse alla vita dell’azienda risultano sproporzionate alla capacita economica dell’imprenditore” (Sez. 5, n. 894 del 22/06/1971, Bruno, Rv. 119090).

La connessione richiamata deve essere, peraltro, oggetto di prova a carico dell’imputato nel corso del giudizio di merito.

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